Sono circa 150 i distretti industriali presenti in Italia, mentre toccano quota 200 quelli di tipo manifatturiero.
Nati prevalentemente a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, i cosiddetti “quartieri industriali” hanno continuato a espandersi fino ai primi anni 2000, quando la trasformazione delle periferie cittadine era ormai ampiamente avviata.
Supportata dall’erogazione di cospicui finanziamenti statali, la realizzazione di questi nuovi spazi destinati all’accoglimento di fabbriche e capannoni ha, di fatto, sancito la rinascita economica di numerose aree “depresse”.
Un risultato importante arrivato solo grazie a uno sforzo collettivo notevole, ma non per questo perfetto. C’è qualcosa, infatti, che non è stato considerato…
Sommario
Internet nei distretti industriali: un investimento poco attraente
Circa 20 anni fa, quando Internet cominciò a muovere i primi passi anche in Italia, nessuno poteva immaginare l’importante ruolo che avrebbe presto ricoperto. Ed è a causa di questa mancanza di visione che molti quartieri industriali pagano ancora oggi l’assenza di adeguate infrastrutture di telecomunicazione.
In verità, parte della responsabilità è anche dei grandi operatori TLC, i quali, anziché investire nelle zone industriali, hanno preferito – e preferiscono tuttora – concentrarsi sulle ben più fruttuose aree ad alta densità abitativa. Una strategia, questa, che ci ha portato alla paradossale situazione in cui ci troviamo oggi, dove la signora Maria è collegata alla Rete attraverso un moderno collegamento in fibra FTTH, mentre la grande azienda sita in periferia – e che magari dà lavoro a decine o centinaia di persone – è costretta a utilizzare un’obsoleta linea DSL.
Una condizione, quest’ultima, altamente sgradevole e di grave svantaggio tecnologico, ma dalla quale è comunque possibile uscire.
Il consorzio di imprese: la via più semplice (e conveniente) per la banda ultralarga
Tra le varie soluzioni possibili, quella di dotarsi di una connessione dedicata in fibra ottica o ponte-radio è di gran lunga la più sicura, ma anche la più onerosa.
E se non ci sono abbastanza soldi per sottoscrivere un abbonamento? Che si fa?
Un’alternativa può essere quella di consorziarsi con altre aziende appartenenti alla medesima area industriale, così da poter presentare un progetto di connettività collettivo. In questo modo, infatti, i costi di realizzazione verrebbero ripartiti tra le realtà aderenti e le prestazioni del servizio rimarrebbero comunque di alto livello.
Una volta elaborato e presentato il progetto all’Internet Service Provider designato, la sua accettazione porterebbe alla realizzazione di un HUB a servizio della specifica area industriale e ad uso esclusivo delle aziende coinvolte. Questo, tradotto in parole semplici, significa che ogni azienda godrebbe del proprio collegamento Internet, nella misura della porzione di banda definita dal contratto.